Il 21 settembre 1930 partecipazione ufficiale al Convegno degli alpinisti tosco-emiliani,
presso il rifugio del Lago Scaffaiolo, delle sezioni di Bologna, Firenze,
Pisa, Lucca, Modena, Enza, Imola, Forlì e Ferrara.

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Se la sezione del Cai di Ferrara festeggia quest’anno il Novantesimo della fondazione (1927-2017), la sua storia comincia da ben più lontano, addirittura dalla fine dell’ottocento.
Gli appassionati ferraresi della montagna cominciarono una “marcia di avvicinamento” che per prima toccò Bologna, tappa indispensabile per raggiungere l’obiettivo finale. Difatti il 10 gennaio 1875 nella domanda inviata alla sede centrale del CAI per il “progetto di una sezione in Bologna per l’Emilia e la Romagna”, c’è anche il nome del conte ferrarese Ercole Graziadei, accanto a quello di nobili e professionisti bolognesi, fiorentini e romagnoli accomunati dalla passione montanara. Perciò i ferraresi inizialmente si appoggiarono proprio a Bologna per la creazione stessa della sezione felsinea, difatti tra i promotori risultano firmatari i ferraresi conte Gualtiero Gulinelli, Gustavo Navarra, il cav. Giorgio Scutellari, e il cav. avv. Camillo Laloli. Tutto questo è presente nei documenti, in particolare in quelli conservati dalla sezione bolognese.
Nel 1930 fu proprio il lago Scaffaiolo ad ospitare il Convegno degli alpinisti tosco-emiliani, il 21 settembre, in una giornata che vide riuniti presso il Rifugio numerosi alpinisti delle sezioni di Firenze, Pisa, Lucca, Bologna, Modena, Enza, Imola, Forlì e Ferrara. Un altro punto nodale è il Convegno tra le sezioni tosco-emiliane che si tenne per tre giorni il 21 settembre del 1930 nel rifugio al Lago Scaffaiolo. Con la retorica propria di quel periodo viene ricordato negli atti che “convennero numerosi alpinisti delle sezioni Emiliane, Romagnole e Toscane. Così i rappresentanti delle sezioni di Firenze, Pisa, Lucca, Bologna, Modena, Enza, Imola, Forlì e Ferrara, affrontarono la montagna da ogni versante, arrampicandosi su per i sentieri impervi col ritmo di giovinezza”.
E dall’elenco appena scritto appare ben chiaro che l’unica sezione che la montagna non se la trova sotta casa sia quella di Ferrara, per la quale pertanto occorre doppia passione e anche doppia fatica per raggiungere gli “impervi sentieri”.
Gli emiliani salirono allo Scaffaiolo da Vidiciatico e Fanano.
E al redattore di quelle giornate tocca anche il compito di scrivere che “il vento fresco pungente tiene lontano le nubi cariche di pioggia che ci coglierà abbondante al ritorno”. Insomma la montagna è sempre la stessa con i suoi incontri, con le sue passioni e anche … con la sua pioggia.

Nota: Nella foto sbiadita un’immagine del rifugio al lago Scaffaiolo all’inizio del 1900.