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Tramonto in Valle
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Grandissima partecipazione e piacevole pedalata di circa 50 km intorno alle Valli di Comacchio, con soddisfazione per i sensi: vista, olfatto, udito, gusto!
Appello di rito e controllo stato dei mezzi a 2 ruote. Sono le 15:40 e siamo pronti per la partenza, con un sole che scalda ma “il giusto”.
Il direttore di gita, Maurizio, decide di fare il percorso ad anello in senso orario, quindi “controcorrente” rispetto al giro consigliato, scelta che risulterà azzeccata, nonostante un costante (e piacevole) venticello contro; venticello che ha permesso al gruppo sia di non essere infastidito dalle zanzare, sia di rimanere praticamente asciutti dal sudore, che in questo periodo è tanta roba!
Si fiancheggia Lido di Spina per un paio di km circa, si percorre la ciclabile fino all’argine e si prosegue facilmente fino ad arrivare in Valle. Siamo circondati dall’acqua e, per 6 km, percorriamo il nuovo tratto che da “Bellocchio” arriverà ad un’ansa del Fiume Reno.
Questo tratto di ciclabile si presenta, purtroppo, molto ristretto per via della vegetazione che si è appropriata di quasi tutto lo spazio laterale e che non permette di pedalare in caso si incrocino biciclette o pedoni nel senso opposto. Prima foratura di una delle partecipanti, risolta in fretta con la schiuma sigillante. In questa parte di percorso, non essendoci disturbi urbani, si possono apprezzare il profumo di salsedine e gli uccelli che predano in picchiata, con la sensazione di pedalare a filo d’acqua! Qualche gabbiano sonnacchioso ci guarda dai pali di legno di supporto, noi non diamo fastidio a loro e loro non danno certo fastidio a noi.
Ci ritroviamo al cancello che conclude il nuovo tratto, chiuso da una catena, ma che permette il passaggio pedonale. Al bivio si prende per Anita, sfiorando il Capanno Garibaldi che, come ricorda una targa in marmo, il 5 agosto 1849 “Giuseppe e Anita” trovarono riparo aiutati dai patrioti romagnoli. Aguzzando la vista incrociamo fenicotteri, aironi e altra fauna di palude, pedalando sempre su un sentiero ghiaiato e scorrevole. Giusto per non farci mancare niente, in un punto della ciclabile si ode un suono di strumenti a corda: esattamente un violino e un contrabbasso, magicamente suonati da mani esperte, riempiono l’aria di suoni soavi. C’è chi riesce a goderseli sostando qualche minuto, mentre nel resto del gruppo si inizia a guardare l’orario per essere di ritorno nei tempi. Il clima sta cambiando, il tramonto avanza e non siamo nemmeno a metà percorso! Inoltre il meteo chiamava pioggia, previsione visibile e concretizzata in lontananza. Siamo già a quota 3 forature, ma le sapienti mani “di chi ne sa” risolvono in fretta il problema.
Si prosegue, passiamo tra le saline, ci si ferma a fare la foto di gruppo al Casone Donnabona, vediamo la luna piena sorgere, una gigantesca palla color arancio che ci saluta salendo dall’acqua. Il gruppo riparte con l’aria che si rinfresca, verso il Bettolino di Foce. Dopo pochi minuti qualcuno rimane fermo in coda per una catena rotta, anche in questo caso il problema si risolve ma con qualche difficoltà, dopotutto la luce è ridotta. Il resto del gruppo raggiunge la meta finale, la Friggitoria Cavallari, dove sono parcheggiate le auto, ma non prima di aver forato una gomma e stracciato un copertone per via di un’infima buca traditrice.
Il gruppo si ricompatta e, appena caricate le bici nelle rispettive auto, inizia a piovere. Tanto.
Ma ci si ride su e si ragiona sui “se” e sui “ma”, per esempio: se avessimo percorso nel senso opposto, ci saremmo trovati nel nuovo tratto con il buio e le rotture come avremmo fatto a risolverle in uno spazio così ristretto? Eccetera. Sospiri di sollievo e si tirano le somme, ovvero che il giro è stato meraviglioso, poetico, che personalmente ricorderò per parecchio tempo.
Appaghiamo gli stomaci e la pioggia svanisce, ci si saluta per il ritorno verso Ferrara, ognuno con le proprie 4 ruote. Giro sicuramente da rifare!
Nicola Passarotto