1° Corso di Alta Montagna al CAI Ferrara con la Scuola di alpinismo Gino Bombardieri, presso la Capanna Marinelli al BERNINA. Capo istruttore Gino Ortelli del CAI di Sondrio, partecipanti della sezione del CAI di Ferrara: Lamberto Berti, Paolo Salsi, Tito Ferretti, Pino Guaraldi, Giuseppe Gorini, Sandro Gorini, Renato Fabbri, Giorgio Stefani (e Stefani figlio. NdR). Periodo di svolgimento dal 25 Luglio al 2 Agosto 1964.
Sabato 25 Luglio 1964. Arrivati a Campo Franscia si fa conoscenza con Giorgio Redaelli, un importante scalatore (*). Partiti per Capanna Marinelli e impiegato sei ore.
Domenica 26 Luglio 1964. Partiti alle ore 7:00 per passo di Caspoggio. Vista stupenda su Adamello, Gran Zebrù ed altre cime di 3000 metri. Si risale per uno sfasciume di rocce fino alla cima Fellaria (3100 metri), si discende per l’omonimo ghiacciaio e si risale alla cima Marinelli. (3137 metri). Quindi si ridiscende al rifugio per il pranzo. Si mangia e si beve mezzo litro di vino e si va a riposare fino alle 15:30 per la scuola di roccia. Che rottura, si sa già tutto! Si rientra alle 19:00. Si cena, si canta e si gioca a trionfo.
Lunedì 27 Luglio 1964. Partenza ore 7:00 per la Musella orientale. Dopo il ghiacciaio si arriva all’attacco. Si sale per placche di granito (bella l’attraversata sulle placche lisce ed i successivi passaggi che io reputo di 4° grado). Si giunge sull’anticima. Si ridiscende un po’ e si risale fino alla cima vera (3150 metri). La discesa si fa lungo la cresta (impegnativa). Si giunge ad un punto per corda doppia (da ridar!). Si giunge ad una “bocchetta” e qui aspettiamo un’ora e mezza i ritardatari. Si discende legati per il punto terminale del ghiacciaio e, superato il crepaccio terminale, ci si slega e si giunge al rifugio alle 14:00.
Martedì 28 Luglio 1964. Sveglia ore 2:45. Si fa colazione e poi si torna a letto perché il tempo è brutto … verso le 15 si va ad arrampicare vicino al rifugio su due belle placche impegnative (5° e 6° grado). Ci mettiamo quattro ore per fare 90 metri. Io faccio da terzo con il compito di togliere i chiodi. Su nove ne riesco a togliere sette e mi spello un po’ una nocca delle dita.
Mercoledì 29 Luglio 1964. Ore quattro sveglia, il tempo è buono si va sul Bernina. Alle 7:45 si arriva alla capanna Marco e Rosa a 3660 metri. Si beve tè e si mangiano prugne e formaggio. Alle 8:45 si parte per la cima. Si pesta ghiaccio e roccia fino alla cima italiana, quindi si va alla cima principale in Svizzera attraversando una crestina di ghiaccio spettacolare, ma la fifa c’è. Ottima la battuta di Renato Fabbri con Pino Guaraldi: “Vieni vieni cl’è ‘n impressiòn, ch’an gh’è paricul!” Erano “solo” trecento metri di strapiombo ghiacciato da una parte e dall’altra. Durante l’attraversata un piccolo giallo: Stefani (si tratta del figlio. NdR) è preso dal panico e tenta di aggredire il capocordata (Giuseppe Forni detto il Parsutt) seduto cavalcioni sulla cresta a far sicura. Fortunatamente, dopo un momento carico di tensione, ritorna la calma così si può giungere felicemente in cima a 4050 metri dove ci attende uno spettacolo magnifico su tutte le Alpi. Si discende percorrendo ancora la stessa via. Alla capanna Marco e Rosa si mangia, ma arriva la notizia di un incidente di montagna. I nostri istruttori capi cordata partecipano al soccorso. Si attendono gli sviluppi. La spedizione torna col ferito (fortuna non morto) e contemporaneamente arriva l’elicottero che lo trasporta all’ ospedale. Operazione di salvataggio perfetta! Si riprende la discesa giù per un canalino tra delle roccette, ma qui un grosso macigno smosso da chi stava scendendo più in alto dietro le mie spalle, precipita rotolando a salti lungo il canalino. Con un ultimo balzo mi colpisce la schiena di striscio, strappandomi dalle spalle lo zaino contenente la cinepresa semiprofessionale da 16 mm di Tito Ferretti, che mi aveva affidato perché il mio zaino era quasi vuoto. Probabilmente questa cinepresa mi ha protetto la schiena dall’urto del macigno salvandomi la vita. Lo zaino è rotolato giù in basso fino allo sbocco del canalino sul ghiacciaio sottostante andandosi ad infilare nel crepaccio terminale. Sul ghiacciaio lungo il bordo del crepaccio vedo una fila di caramelline colorate che tenevo nello zaino come riserva di zucchero. Sembrano il segnale di dove lo zaino si è infilato nel crepaccio.
Giovedì 30 luglio 1964. Mi sveglio verso le 9:30 ed apprendo che una squadra di portatori è partita per andare a recuperare il mio zaino caduto ieri nel crepaccio. La mattina passa in attesa del ritorno della spedizione. Verso le 15:30 arriva la squadra di ricerca con il mio zaino tutto un buco e la cinepresa di Tito (Ferretti) scomacata ma non distrutta (menomale!). Si torna tutti di buon umore … a sera dopo cena divisione in gruppi di escursione per domani: Piz Sella e Roseg. Io e mio fratello Sandro decidiamo per il meno impegnativo Piz Sella; Renato Fabbri sceglie il Roseg.
Venerdì 31 Luglio 1964. Ore 5:30, partenza per il Piz Sella, tempo buono. Attraversiamo il ghiacciaio fino al bivacco Pallavicini. Qui sosta di un’oretta, quindi puntata diretta alla cima (3511 metri) in un’ora e mezza. Si ridiscende evitando il bivacco e si attraversa la conca del ghiacciaio sotto un sole cocente ed un gran caldo. Si arriva alla Marinelli alle ore 14:05. Tempo ottimo sul Bernina, brutto a valle.
Sabato 1 Agosto 1964. Mattina riposo. Il dott. Berti e Maria Pia Soati salgono alla Punta Marinelli. Intanto sono in corso gli esami da Guida dei portatori. Dopo pranzo ore 14:30 lezione di ghiaccio con Redaelli e Ghiglione: gradinamento, camminata con i ramponi, fungo di ghiaccio ecc. Dopo le 17:30 lezione sulle valanghe del Pedranzini. Si cena tardi, perché è arrivato un gruppo di olandesi affamato. Dopo cena chiusura del corso con bevuta e pagliacciate varie (vedi Sandro!). Notte passata con la finestra aperta dal vento: freddo cane.
Domenica 2 Agosto 1964. Partenza dalla Marinelli ore 7:20; arrivo all’alpe Musella ore 8:15. Partecipiamo alla S. Messa celebrata nella locale Cappellina. Alle ore 9:35 si riparte e giù fino a Campo Franscia dove si arriva alle ore 10:20. Si recuperano le automobili e si rientra a Ferrara.
Estratto dal diario di Giuseppe Gorini
(*) Giorgio Redaelli è nato a Mandello del Lario nel 1935. È noto per essere stato, alpinisticamente parlando, uno dei più assidui frequentatori del Monte Civetta, per questo fu soprannominato in quel periodo “il Re del Civetta”. Nell’inverno del 1963 aveva realizzato la prima ascensione invernale della via Solleder- Lettembauer con Toni Hiebeler, Ignazio Piussi, Roberto Sorgato, Marcello Bonafede e Natalino Menegus, impresa durata otto giorni, con temperature che toccarono i -30 °C.